mercoledì 10 febbraio 2016

Gli RPG ignorati #angolodellecuriosità





Su suggerimento di un amico, e spronato manco a farlo apposta dallo star giocando in questo periodo uno degli RPG più ignorati della scorsa generazione, The Last Remnant, ecco una lista degli RPG/JRPG più ignorati della storia dei videogiochi, perché in fondo, da amante del genere, so bene che oltre al solito Final Fantasy (di cui tutti portano sempre e solo come esempio VII e X) o The Elder Scrolls (ancora peggio visto che tutti nominano solo Skyrim), nessuno nomina mai altro.



Blue Dragon


Sì, non state avendo le allucinazioni, quella serie che davano qualche tempo fa su Italia 1 era tratta da un JRPG, ma un minimo di backstory è dovuta: dopo il clamoroso fiasco di Final Fantasy: The Spirits Within (film costato alla Square 137 milioni di dollari ma che ne incassò a fatica 85), Squaresoft si trovava abbastanza nei guai finanziariamente parlando, cosa che portò nel 2003 alla fusione con i loro storici rivali, la Enix, creando la spesso maledetta Square Enix che conosciamo oggi. Questo portò a vari conflitti interni, in seguito ai quali Hironobu Sakaguchi, vice presidente della compagnia e padre della serie Final Fantasy fece armi e bagagli e se ne andò (durante la lavorazione di FF XII, che come i figli durante un divorzio, ha risentito parecchio), per fondare la sua compagnia, la Mistwalker, con l'aiuto finanziario di Microsoft. Questo ovviamente risultò in un accordo per dei giochi in esclusiva per l'allora nuova Xbox 360, primo dei quali fu Blue Dragon. Lasciando stare il fatto che un JRPG su Xbox è un'idea a dir poco tremenda per via dell'utenza meno adatta ai JRPG di sempre, il gioco era un classico JRPG alla vecchia maniera, con molta esplorazione, meccaniche molto stile pokémon in cui usare poteri e magie fuori dal combattimento, e uno dei tratti caratteristici del gioco, le Ombre, concetto che definire palesemente preso da Le Bizzarre Avventure di Jojo è dire poco. A questo si aggiunge lo stile dato all'art director del gioco Akira Toriyama, autore di Dragon Ball, che a momenti è più coinvolto nel mondo dei videogiochi che in quello dei manga.
Come dice la copertina, il gioco era sì completamente in italiano, solo che il doppiaggio era un degno mix di quell'orrore di Asia Argento sulla povera Faith in Mirror's Edge ed un film della Dingo Pictures. Giudicate voi





Baten Kaitos: Le Ali Eterne e l'Oceano Perduto


Fortemente indeciso su quale gioco della Monolith Soft inserire tra Dragon Ball Z: Attack of the Saiyans e Baten Kaitos, ho preferito andare col più meritevole e sopratutto con un'idea originale.
Quasi per niente pubblicizzato, e probabilmente condannato all'oblio anche dall'essere rilasciato sul Nintendo Gamecube, che per quanto buono non è mai riuscito a stare dietro alla PS2, il gioco presentava meccaniche di certo inusuali per un RPG, come il poter salire di livello solo in specifici luoghi (un po' come la serie Souls, dove si può salire di livello solo grazie a personaggi come l'Araldo o ai falò), o l'intera meccanica delle foto per guadagnare soldi, o la bizzarra scelta per il 2005 di usare massiciamente fondali pre-renderizzati come i Final Fantasy per PS1, che tuttavia funzionava come idea. La storia gira attorno ad una serie di isole nel cielo (concetto che in opere giapponesi è presente fino alla nausea) che secondo la leggenda, e vi giuro, non sto scherzando, rimasero sospese nel cielo quando il dio malvagio Malpercio *inserire facepalm obbligatorio per il nome* privò tutti gli oceani dell'acqua. Scemenze e classica storia di vendetta a parte, il gioco è alla fine molto più profondo e intenso di quanto non sembra, e da una software house che ha chiamato una serie di giochi come opere di Nietzsche un po' te lo aspetti. Tragicamente, anch'esso era affetto da un doppiaggio alquanto lolloso, anche se solo in inglese stavolta.

The Legend of Dragoon



Piccola e bizzarra gemma nascosta della PS1, sviluppato dalla stessa Sony cavalcando l'onda degli RPG portata sulla console da Final Fantasy VII, presentava meccaniche simpatiche come il dover premere combinazioni di tasti per potenziare gli attacchi, e più avanti nel gioco, la possibilità di usare il power up delle armature dei draghi, simile ai sistemi di Trance di Final Fantasy IX e Limit Break di Final Fantasy VII, ma controllabile a piacere. Trama abbastanza anonima a parte, in Italia ha un piccolo culto a causa, ancora una volta, del magnifico doppiaggio, fonte di meme e tormentoni su internet




Shin Megami Tensei


Serie che definirla ignota è dir poco, precede (anche se di soli 3 mesi) il primo Final Fantasy, e come quest'ultima va avanti da quasi 30 anni, punta di diamante della Atlus, generando un numero infinito di spin-off (tra cui serie di particolare successo è Persona, che ha addirittura avuto degli spin-off), e che ha il merito di diverse meccaniche come quella dei "mostri collezionabili" da ben prima di Pokémon, in quanto la maggior parte dei giochi ha tra le meccaniche principali il reclutamento dei demoni in battaglia tramite il sistema di dialogo, che volendo, permette di finire i combattimenti in modo non violento (quindi no, Undertale non ha inventato una cinciallegra), molteplici finali (solitamente Law, Chaos e Neutral), ed un bestiario che prende da mitologie da ogni parte del mondo, da Shinto, ebraismo, mitologie nordiche, cristiane ed altre.
Il tutto contornato da tematiche quasi sempre presenti nella serie e nei suoi spin-off, come il conflitto uomo-dio, o altre specifiche di alcuni giochi, come la ricerca della verità e cosa comporta, o l'inevitabilità della morte (senza contare che la serie Persona prende a concetti dalla psicologia junghiana, come persona, shadow ed altri).
A differenziare i giochi dalla massa si aggiungono stili visivi sempre d'impatto (sopratutto grazie ad artisti come Kazuma Kaneko e Shigenori Soejima), e soundtrack dai toni sempre moderni, a differenza dello stile orchestrale della maggior parte del genere.


Radiant Historia


Rimanendo in tema Atlus, altra gemma dimenticata nelle nebbie del tempo (?) è Radiant Historia per Nintendo DS, altro gioco che fa del suo fulcro i viaggi nel tempo, con una trama che è letteralmente impossibile da accennare senza fare spoiler di qualche tipo. Il sistema di combattimento ha l'interessante idea di controllo del territorio, in quanto i nemici si troveranno sempre su una griglia 3X3 ed i nostri attacchi potranno spostarli in giro, permettendoci di fare combo capaci di eliminare più nemici con un paio di colpi. Unico difetto, l'obbligo di dover giocare per forza alcune sezioni per poi riavvolgere il tempo con la conoscenza degli eventi futuri e prevenire quello che ha causato il nostro viaggio indietro nel tempo, con il rischio di sembrare ripetitivo.

Vagrant Story


Gioco risalente ai tempi di quando Square non faceva soltanto seguiti di Final Fantasy XIII e poco altro, Vagrant Story è un action RPG che seppur nudo e crudo (non sono praticamente quasi presenti interazioni tra personaggi e non ci sono negozi o simili), presenta un sistema intuitivo e dalla giusta profondità, con un sistema di creazione di oggetti e armi facile da comprendere. I combattimenti richiedono un minimo di strategia su come attaccare i nemici (potendo decidere quale parte del corpo attaccare come in Fallout), ed il comparto sonoro per l'epoca era di prim'ordine.
Curiosità, il gioco ha subito una sorta di retcon, in quanto nel corso del gioco non viene mai specificato il continente o mondo dove è ambientato il gioco, ma successivamente all'uscita di Final Fantasy XII, Square dichiarò che il gioco era ambientato ad Ivalice, stesso mondo di FF XII 

Atelier/Mana Khemia


Altro capitolo dedicato più in generale ad una serie che ad un singolo gioco, la serie Atelier (ed i suoi "spin-off" Mana Khemia) ha la particolarità di avere come tema principale l'alchimia, grande attenzione è infatti data al sistema di crafting degli oggetti (a cui è legato anche il sistema di livelli e crescita), ed ai vari laboratori base dei protagonisti, e a differenza di molti RPG, la trama ha toni decisamente più leggeri.

Rogue Galaxy


Uno dei miei preferiti in assoluto su questa lista è l'action RPG Rogue Galaxy, frutto di un'altra software house che con gli RPG ci sa fare alla grande, Level-5, nota ai più per la serie del Professor Layton sulle console portatili Nintendo.
Una delle caratteristiche più evidenti del gioco è lo stile, capace di combinare pirati, fantascienza ed una tecnologia steampunk molto simile a quanto visto ne Il Pianeta del Tesoro, che per un fan di tutte e tre le cose è un voto in più in pagella. Trama classica d'avventura senza troppe pretese, personaggi abbastanza ben caratterizzati ed un sistema di combattimento ben fatto e che richiede una certa gestione delle proprie risorse per essere usato al meglio, risulta un gioco eccellente, condannato all'oblio probabilmente anche dalla sua data d'uscita occidentale, tardo 2007, ben 2 anni dopo quella giapponese, proprio a ridosso dell'arrivo di PS3.
Si spera solo che l'arrivo su PS4 del titolo come parte della libreria di giochi PS2 migliorati gli possa finalmente dare, a 9 anni di distanza, il successo che merita, chissà che non ci scappi un seguito o remake su PS4.


Chrono Cross



Seguito spirituale (ma non troppo) del ben più noto Chrono Trigger, classico dello SNES, Chrono Cross è probabilmente uno dei giochi più ignorati della storia, per ragioni non molto note. Come il predecessore, il gioco si basa tutto sui viaggi nel tempo, ma sopratutto, sui mondi paralleli, come si scopre all'inizio del gioco stesso. Legato all'avventura testuale per Satellaview (add-on del Super Nintendo di cui sono sicuro che un giorno finirò per parlare) Radical Dreamers, ma non suo remake in alcun modo, ne condivide lo scopo originale di espandere alcune plot lines lasciate in sospeso da Chrono Trigger, si trova ancora a che fare con Lavos, sebbene con molti meno riferimenti biblici rispetto al predecessore (sì, Chrono Trigger ha parecchi inaspettati riferimenti alla Bibbia). Come classico di Square ai tempi, il sistema di gioco ha parecchie meccaniche diverse dai soliti JRPG, tra cui la capacità di fuggire persino da boss fight, l'uso della stamina nei combattimenti (che finisce col determinare maggiormente il numero di azioni eseguibili nei combattimenti), e l'assenza di un sistema di esperienza tradizionale, sostituito da una crescita delle statistiche dopo i combattimenti in base alle azioni compiute, e da power up ricevuti dopo le boss fight, riportando tuttavia alcuni elementi di Chrono Trigger come i finali multipli (ben 12). Tra ambientazioni stupende (a cui manca purtroppo lo stile dato al predecessore da Akira Toriyama) ed una colonna sonora tra le migliori del mondo videoludico (composta da Yasunori Mitsuda, uno dei membri del "Dream Team", il team che sviluppò Chrono Trigger), è una vera gemma della PS1, che tragicamente non abbiamo mai avuto ufficialmente in Europa, ma che Square non sembra aver dimenticato, dato che al porting DS di Chrono Trigger sono stati aggiunti due finali extra, di cui uno che collega meglio il gioco al successore. Sperando che quel "Chrono Break" registrato un decennio fa da Square si trasformi un giorno in un terzo capitolo della serie (dopotutto, dopo l'annuncio di Star Ocean: Integrity and Faithlessness uno ci spera), vi lascio con un esempio della soundtrack eccezionale del gioco:





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